identita


MAP è un centro interuniversitario di ricerca nato per sviluppare ricerche e progetti, organizzare incontri e seminari, elaborare nuove metodologie di insegnamento universitario, curare e condividere la riflessione sulla memoria delle arti performative, in quanto patrimonio materiale e immateriale.
MAP intende la memoria come categoria storica e culturale e si occupa di teatro, danza, performance e anche di quelle pratiche culturali festive, rituali, politiche, in cui l’elemento performativo è cruciale.
MAP è attento alle modalità in cui la memoria è costruita, utilizzata e riattivata: in particolare attraverso l’oralità e attraverso l’interazione oralità/scrittura/immagine.
MAP si propone di attivare multiple relazioni tra università, teatri, artisti, archivi e società, facendosi piattaforma di collaborazione scientifica, didattica e divulgativa.

Il lavoro di MAP si declina su tre assi:

Memoria, documentazione ed epistemologia delle fonti

La questione della memoria si collega inevitabilmente a quella della narrazione storiografica, inserendosi nel dibattito nazionale e internazionale sugli studi teatrali e sulla loro capacità di farsi carico della imprescindibile questione identitaria delle arti performative.
La memoria intesa come insieme dei documenti/monumenti che la formano impone nuove attenzioni e sensibilità: verso la funzione che la documentazione ricopre nei processi di trasmissione e costruzione della storia del teatro e dello spettacolo; verso le politiche di conservazione e riattivazione del patrimonio performativo materiale e immateriale; verso l’integrazione metodologica tra fonti tradizionali e storia orale; verso la dialettica tra contesti produttivi-istituzionali e progettualità artistiche.

Riattivazione di patrimoni teatrali e performativi e processualità artistiche

La riattivazione dei patrimoni teatrali e performativi è oggetto di ricerca cruciale per MAP. Attualmente questo lavoro si declina lungo due binari.
Da una parte, in senso storico e sotto la categoria della memorabilità, attraverso lo studio delle interconnessioni tra testi e immagini nella cultura effimera della festa rinascimentale; dei processi di trasmissione e riattivazione (dunque ricezione) dell’antico; dei processi mnemonici nelle teorie e pratiche performative premoderne.
Da un’altra parte, secondo un nuovo approccio metodologico allo studio della documentazione della performance art, attraverso la consapevolezza che i documenti non sono semplici veicoli di informazioni intorno a eventi passati, ma dispositivi che modellano attivamente la memoria di questi eventi in relazione a determinate strategie di rappresentazione di agenti diversi (performer, artisti, fotografi, filmmaker, storici, archivisti, istituzioni artistiche…).

Memorie, territori e pratiche artistiche

Oggi si chiedono agli artisti interventi e progetti concepiti in termini di “rigenerazione urbana”: tale istanza fiorisce su paradigmi di lunga, anzi lunghissima durata, perché assodato storicamente è l’intreccio fra teatri e luoghi, fra i modi di operare delle arti performative e i territori in cui esse prendono vita, intesi sia in termini geografici che linguistico-culturali e antropologici. Obiettivo di MAP è curare e promuovere percorsi di memoria delle arti performative, delle tradizioni festive, del fenomeno dei festival, che siano sempre ‘situati’ e che tengano conto delle loro complessità in termini antropologici, comunitari e socio-politici.


Copertina : Vittorio Pavoncello, Vuoto di memoria. VI – su gentile concessione dell’artista (vittoriopavoncello.net)
1 : Robert Zahornicky, Jochen Gerz al Performance Festival di Vienna, 1978. Landessammlungen Niederösterreich, Lower Austria – InC-EDU 1.0
2 : Aby Warburg, studio sulle Muse (pannello preparatorio per l’Atlante Mnemosyne), dettagilo, 1926. Warburg Institute – public domani
3 : Arnaldo Fontanini (sx) e Viviano Chesi (dx), Compagnia Val Dolo, Maggi di Romanoro, 1990-1999c. Archivio Fontanini – su gentile concessione della famiglia Fontanini

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